Alla fine ne scrivo solo qui, nel piccolo "mondo semi-chiuso" di googlePlus. Perché credo che, visto la testimonianza con i fatti, Lui
Giulio Regeni
- originario di Fiumicello _ Udine.
- giovane di 28 anni
- dottorando in economia dell’università di Cambridge, al dipartimento di politica e studi internazionali.
- Passione per il sociale, unito ad attivismo concreto.
- stava, infatti, facendo una ricerca sull'economia egiziana nell'era post Mubarak
- collaborando anche con "il manifesto - 'quotidiano comunista' "
- sequestrato a "il Cairo" _ Egitto, il 25 gennaio 2016
- Ucciso per il suo attivismo a favore dei più deboli di quel Paese (si indaga ancora)
avrebbe fatto come me: ne avrebbe parlato.
Lasciamo il soggetto; per rispetto a Lui, la sua famiglia. Ho un senso di pudore a parlarne, visto che, giustamente, era anche riservato. Lui come la famiglia sua.
I funerali, infatti, si sono tenuti oggi 12/02/2016, a Fiumicello, in forma privata.
e arriviamo al tema.
Nel frattempo, mentre ero combattuto se parlarne o no, ho visto se: qualcun'altro lo facesse. Se la rete facesse intanto un "Io sono Giulio Regeni". Come fece per il caso "Charlie Hebdo": la strage di uomini che facevano "satira" anche sull'islam da parte di malati di mente, che inneggiavano ad Allah.
In quell'occasione, tutto il mondo (parliamo del "mondo in rete", quello digitalizzato, che vive anche on-line, con e sui social) era #JesuisCharlieHebdo (io sono Charlie Hebdo). Io non lo ero, ovviamente (sono fatto male io, un "asociale", ecc). E non solo tutti erano Charlie, ma non sopportavano la minima riflessione sul non essere Chiarlie; come ho potuto constatare quando ne ho parlato io sui social, in special modo (come sempre) qui su G+:
Io no suis Charlie
http://uvecchiu.blogspot.com/2015/01/io-no-suis-charlie.html
o anche
Libertà di Stampa - Libertà dalla Stampa
https://plus.google.com/u/0/111478231676845340492/posts/GfUQjfEkqiA
e ancora
io sono io
https://plus.google.com/u/0/111478231676845340492/posts/RQs5QM9gK24
La rete, per Giulio, ha fatto questo hashtag per chiedere attenzione e per aiutarlo:#whereisGiulio .
E poi? Mi sembra poco: rispetto alla reazione per il caso Charlie; ad esempio e per limitarci a questo.
Adesso su Change.org con l'hashtag #JusticeForGiulio promuove una petizione per "la verità sull'uccisione di Giulio" (sarebbe meglio: sulla storia tutta; questa parte della sua storia, ovvio) https://www.change.org/p/verit%C3%A0-sull-uccisione-di-giulio-regeni-justiceforgiulio-matteorenzi-federicamog .(promossa da un suo amico: Giovanni Parmeggiani)
La questione principale è:
Che cosa vogliamo farne di questa potentissima arma? Questo straordinario mezzo, alla portata
Noi italiani, salvo casi rarissimi (nel complesso dei numeri) non corriamo pericoli, come in molti altri Paesi, ad usare la rete come attivisti, per fare denunce. per migliorare le condizioni di tutti e per tutti. Non ci mandano i servizi segreti, o criminali comuni, a trovarci e: sequestrarci, torturarci, farci sparire dalla faccia del mondo e dalla cronaca, alla conoscenza agli altri, ecc.
Ma questa cosa: "l'uso di internet", riguarda la persona, la sua personalità, il modo di essere. Vero, ma non solo. Sono convinto che riguarda anche le possibilità personali. Non tutti infatti hanno i mezzi, e/o il tempo per farlo, anche se volessero. Ma, si può contribuire anche da "fruitori", "sostenendo" e seguendo e quindi "facendo crescere" i buoni lavori, le buone cose che esistono in rete. La rete, infatti, è "collaborazione, condivisione", e fa parte, questo, del sistema più ampio e universale, che riguarda l'intera vita: " l'insieme. Il 'da soli non si fa niente e nessuno è nessuno' ".
Invece di condividere "satira" (anche di cattivo gusto e/o di bassissima qualità), fenomeno al quanto diffusissimo, si potrebbe ( o dovrebbe) condividere "le cose buone". Ma sono noiose, è vero. Lasciamo perdere meglio va', "come non detto".
La dimostrazione di tutto detto fin'ora è evidentissima. Chi non sapeva del caso Charlie, e chi non ha aderito (in qualsiasi modo, anche solo nel suo pensiero) al messaggio virale: io sono Charlie Hebdo? Risposta: ben pochi. Invece, chi conosceva la storia di Giulio, e di tantissimi altri attivisti, e noiosi, che si adoperano per il bene del prossimo, per sconosciuti? La stessa risposta di prima: ben pochi.
Ci facciamo e lasciamo "solo" trascinare "dalle tendenze", dagli hashtag più seguiti (anche se a questo contribuiamo noi stessi. Noi li rendiamo tali), dalle mode. Non potremmo cambiare il modo di fare moda? Ad esempio.
Come nel caso Charlie. E, in ogni caso che si tratti, sempre la stessa cosa poi: dopo qualche giorno, mese, ci si dimentica di tutto.
Ecco, questo utilizzo della rete, a me, non piace. Non serve. E' uno spreco.
Non dico che dovremmo usare,e tutti, la rete solo per cose serie, no no. Dobbiamo usarla come vogliamo, non meno importante è usarla per svagarsi, divertirsi...perché la giornata o la vita nostra personale è di per sé dura. Abbiamo bisogno di svagarci, o anche di esprimere noi, e lo facciamo in rete. Ma, dico io, potremmo anche essere "una parte sana" della e per la società.
Perché, per concludere: Se non ci credi Tu...tutto è inutile allora
https://plus.google.com/u/0/111478231676845340492/posts/S8GTCvdE2Xy
#IosonoGiulioRegeni
ps: alla fine, senza toccare una virgola l'ho anche pubblicato qui.
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